Cari amici di Moreno Museum Association
TANTISSIMI AUGURI DI BUON ANNO NUOVO, ricco di relazioni autentiche con se stessi e con gli altri perché noi possiamo costruire il BUON futuro quando la nostra creatività si nutre della voglia di conoscere e di accogliere in profondità noi stessi e gli altri.
Per questa occasione condividiamo uno stralcio di un'intervista a JL Moreno pubblicata nella rivista italiana "L'Europeo" del 13 settembre 1964 dal giornalista Massimo Olmi. Questa rivista mi è giunta grazie al futuro psicodrammatista torinese Marcello Portone.
Buona lettura di questo breve racconto narrato da JL Moreno. Buon 2022!
“C'era una volta un ragazzetto di nome Johnny. Johnny non era particolarmente dotato, se si faceva eccezione dello strano dono che egli aveva di vedere attraverso il cervello della gente. Johnny cercava sempre di immaginarsi cosa pensassero gli uni degli altri. Ogni volta che vedeva un uomo del suo villaggio, egli si divertiva a tracciare per terra una linea che andava da quell'uomo sino all'uomo che gli era più vicino e poi da quest'ultimo sino al fabbro che lavorava dirimpetto e dal fabbro sino al pastore nel sagrato e così, linea dopo linea, da uno all'altro ,sino a quando l'intero villaggio era stato cartografato come una pianta topografica. Johnny tracciava linee rosse là dove incontrava l'amore e la carità; linee nere quando aveva a che fare con l'ostilità, l'avidità e l'ira; linee verdi quando s'imbatteva nella gelosia e nell'invidia; linee azzurre quando le persone che incontrava erano sole e dimenticate. La gente spesso si fermava ad osservare la mappa magica che Johnny disegnava: era il disegno del villaggio come era realmente e non quale la gente pretendeva che fosse quando si mettevano sul viso le loro maschere quando ci nascondevano dietro le loro facce reali. Il piccolo giardino di Johnny divenne ben presto il posto dove la gente del villaggio andava di nascosto di notte per vedere se stessa come attraverso uno specchio”.