In questa parte della sessione, il direttore ed il protagonista muovono il lavoro dalla periferia al cuore de problema. Psicodramma significa letteralmente azione della mente e porta all’esterno le dinamiche interne di ognuno di noi, in modo che la scena interna diventa anche la scena esterna giocata in gruppo.
Il direttore usa i membri del gruppo per l’interpretazione degli io ausiliari che rappresentano personaggi significativi della scena del protagonista. Il palcoscenico originale dello psicodramma era composto da tre ordini di cerchi concentrici. Il primo livello era per il pubblico, il secondo era per il soliloquio e rappresentava lo spazio al di fuori del centro della scena ed il livello più alto era per la rappresentazione della scena stessa. L’ipotesi di lavoro è quella di andare dalla “periferia” del problema al suo nucleo centrale. La messa in scena nella maggior parte delle sedute di psicodramma avviene in una definita area del palcoscenico. Durante la scena gli altri membri del gruppo non siedono in quello spazio scenico a meno che non interpretino dei ruoli. Il palcoscenico diventa così uno spazio ritualizzato in cui si interpreta i ruoli designati e in cui si svolge la scena scelta dal direttore, dal protagonista e dal gruppo stesso. Questo vuole dire che l’evento che prende forma sul palco succede solo lì. Lo psicodramma interpretato in in un gruppo senza uno spazio definito per la scena rischia di risultare piatto, senza una profondità spaziale e metodologica.
Sharing – Condivisione
Come indicato nella sezione dedicata alla figura del direttore, lo sharing o condivisione è il momento della catarsi e della integrazione di gruppo. E’ stato pensato come un rimando affettivo piuttosto che un feedback generico, scoraggiando le analisi psicologiche e le pretese di interpretazione ed incoraggiando invece l’identificazione emotiva. Vengono così individuati i punti di identificazione dei singoli membri del gruppo con il protagonista, esprimendo come ci si sentirebbe al suo posto. Spesso, come avviene nella tragedia greca, l’uditorio si libera guardando la messa in scena della storia di qualcun altro. Lo sharing permette di evidenziare questo processo di apprendimento e di liberare ogni membro del gruppo dalle emozioni vissute durante la scena. Serve inoltre a far sentire più “normale e non patologica” l’esperienza ed il modo di sentire del protagonista, permettendogli di rendersi conto di come altri come altri, a diversi livelli, possano essere coinvolti dalle sue medesime emozioni. Non di rado l’efficacia di tutta le sessione può essere valutata attraverso la profondità dei contenuti emersi ed attraverso l’intensità delle emozioni espresse nello sharing. Un’ulteriore funzione della condivisione è quella di “raffreddare” attraverso l’elaborazione dei contenuti psichici che emergono dal gruppo, l’atmosfera della sessione, per poter tornare nella realtà individuale di ogni membro del gruppo.
Lo psicodramma porta all’esterno il “dramma interno” in modo che la dimensione interiore possa avere rappresentazione esterna
Per i “direttori” o conduttori in formazione un’ulteriore parte della sessione è chiamata “processing”, ovvero una sorta di supervisione “in situ” della conduzione. Questa è quella parte in cui si riprende e si valuta la conduzione anche da un punto di vista razionale alla luce della teoria e della metodologia si valuta la conduzione.
Gli aspetti tecnici sono visti dallo stesso conduttore in formazione, dal supervisore e dal gruppo. In questa fase il conduttore in formazione si trova a riflettere su come ha impostato la sequenza delle scene, quali aspetti gli è sembrato importante mettere in evidenza, cosa ha funzionato di più e cosa meno è perchè e, infine, cosa si sarebbe potuto fare diversamente. I rimandi che arrivano dal supervisore e dal gruppo sono quindi di fondamentale importanza.
Potenzialità e precauzioni
Ci sono diverse precauzioni che riguardano l’uso dello psicodramma e di alcune tecniche individuali.
Prima di tutto è importante avere uno scopo, un fine per usare una specifica tecnica, perchè fare dello psicodramma senza uno scopo preciso può essere pericoloso per il protagonista. Alcune tecniche possono essere troppo potenti per qualche individuo, altre troppo astruse per alcuni ed altre possono spaventare qualcun altro. E’ importante considerare attentamente quali tecniche il protagonista può essere in grado di accettare. Un altro aspetto importante a cui lo psicodrammatista deve prestare attenzione è il guardarsi dall’attivare fantasie di lieto fine quando una realtà difficile effettivamente non lo presenta. Ci sono scene che richiedono estrema sensibilità nel loro dipanarsi. Noi ci confrontiamo quotidianamente con argomenti come aborto, stupro, incesto, molestie sessuali. Al fine di assicurare al protagonista ciò che gli è necessario per sentirsi intatto, dobbiamo usare cura e discrezione (Goldman and Morrison, 1984).